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Questo intervento è stato pubblicato come lettera su La Prealpina, per il suo interesse ve lo proponiamo

Premetto subito, sono di parte in quanto operatore professionale che ha contribuito alla diffusione del Superbonus. Come del resto sono di qualche parte molti dei quali sbandieravano fino a pochi mesi fa gli effetti positivi dell’agevolazione edilizia, mentre ora, visto il cambiamento del “sentiment” nella narrazione nazional-popolare, ne parlano al pari di una delle sette piaghe bibliche. 

Giornalisti compresi. 

Detto ciò ,va sgomberato subito il campo dalla propaganda e dall’ortodossia: parlare di un “buco” per le casse dello Stato di oltre 120 miliardi derivato dalla cessione dei crediti fiscali, di cui poco più della metà provenienti dal Superbonus, non ha nessun senso compiuto, fatto punto che se esistono oggi 120 miliardi di crediti fiscali, per come vengono generati, dovranno perlomeno essere state prodotte fatture di altrettanto importo e valore (qualcosa meno essendo l’agevolazione del Superbonus con moltiplicatore appunto al 110%), e di norma sulle fatture si genera poi l’imponibile sul quale imprese, artigiani, professionisti ci pagano le tasse, restituendo altresì anche l’IVA percepita. 

Oltre a ciò dovranno essere stati versati a partire da quell’importo i contribuiti previdenziali per tutti gli operatori coinvolti, generando un non secondario effetto sulle entrate dell’INPS (e casse varie). Particolare poi non del tutto trascurabile trattandosi di lavori edili agevolati, senza operazioni in “nero”, e quindi senza la minima evasione fiscale. Si spiega così in questo modo, almeno in parte, anche una delle maggiori criticità generate dal Superbonus: l’aumento repentino dei costi delle opere e delle lavorazioni. 

Detto questo, gli aumenti di prezzi dei beni e servizi li stiamo tutti vedendo in ogni dove, con picchi di eccesso nei settori più disparati, e senza effetto bonus. 

Fatturare tutto comporta del resto riconoscere costi, anche di sicurezza, che in precedenza venivano bellamente aggirati, anche, e direi soprattutto, con il benestare dei committenti privati (che forse una qualche nostalgia l’avvertono). 

Tornando invece ai numeri della macroeconomia, tutti i report dei vari enti ed istituti segnalano, spesso con analisi contraddittorie, quanto sia prematuro oggi definire con certezza gli effetti economici e fiscali, anche indotti, della manovra agevolativa dettata dal Superbonus (lo stesso report dell’UPB, ultimo della serie https://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2023/03/Audizione-crediti-dimposta.pdf, nella relazione di oltre 70 pagine, lo spiega a chiare lettere, ma basta estrarre qua e là per convenire e trovare una qualche conferma alle proprie tesi). 

Si parla molto poi di truffe allo Stato, ma conviene ricordare che per quanto ne sappiamo oggi il Superbonus ne concorre con percentuali minimali perlopiù definite “naturali” (truffe ed evasioni/elusioni, anche in percentuale maggiori, ne abbiamo avute da sempre, per il versamento dell’IVA, dei contributi, delle accise ecc., ma non per questo riteniamo di eliminare queste imposte). 

Nella disamina vorrei aggiungere un particolare tecnico che ritengo sia sfuggito ai più: la cessione, a prezzi molto bassi, attraverso l’opzione del ritiro dedicato, dell’energia prodotta e non consumata al gestore elettrico da parte dei beneficiari del Superbonus, vita natural durante. Un vantaggio economico, duraturo, per lo Stato da non sottovalutare. 

Pur avendo ancora molto da dire e precisare, comprendo l’esigenza della sintesi e dunque vado a terminare ricordando che l’agevolazione fiscale dettata dal Superbonus sulla casa, nella sua presunta follia è stata comunque un intervento che innestato sulla crisi sistemica in cui era precipitato da oltre un decennio il settore dell’edilizia, aggravato dalla condizione emergenziale causata dalla pandemia, ha ridato slancio e sviluppo all’intero sistema delle costruzioni, parte produttiva non trascurabile del paese, sostenendo in modo determinante la domanda interna, il tutto certificato da una crescita impetuosa del PIL, ben al di sopra delle più rosee aspettative. Va detto poi che una volta superata l’emergenza, la misura prevedeva già di suo un “decalage” dell’agevolazione per renderla strutturale e soprattutto sostenibile dalle casse dello Stato. Ora invece si è scelto di “gettare via il bambino con l’acqua sporca” peraltro senza dare una nuova risposta alla domanda di “green sustainability” del patrimonio immobiliare che l’Europa chiede alle proprie nazioni al fine di assicurare un futuro energetico meno instabile e soprattutto più rispettoso dell’ambiente. Ma tant’è, sappiamo che nel nostro Paese l’orizzonte temporale con cui si programma il futuro non va mai oltre le prossime elezioni. E di questo i molti benpensanti di oggi ne sono consapevoli.

Luca Ferrari, Circolo PD Varese

 

PD Varese