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Capita sempre più frequentemente di leggere sui giornali di manifestazioni a favore dei diritti dei Riders, una nuova figura di lavoratore, nata negli ultimi anni, grazie all’utilizzo di App, che permettono di ordinare cibo, consegnato direttamente dai Riders, al proprio domicilio.

Il tema è un argomento a me molto caro, perché spesso sono ragazzi che, per vivere o per pagarsi gli studi, decidono di fare questo lavoro, o stranieri, i quali hanno maggiore difficoltà ad inserirsi nel tessuto lavorativo.

Entrambi obbligati ad accettare lavori che li vedono sottopagati e poco tutelati.

Corrono da una parte all’altra della città, in bici o in motorino, incuranti di pioggia e vento perché questo è per loro l’unico modo per guadagnare di più consegnando al maggior numero di clienti. Per loro non ci sono differenze tra festivi, weekend ed orari notturni, come prevede un regolare contratto lavorativo.

Sono considerati lavoratori “autonomi”, sebbene non siano loro a concordare la paga, né a decidere le modalità con cui svolgere la propria attività.

Il loro datore di lavoro è una piattaforma online di food delivery, di consegna di cibo a domicilio. Deliveroo, Glovo, Uber Eats, Just Eat, solo per fare qualche nome di marchi che, grazie a questo esercito di lavoratori su due ruote, riescono a garantire in alcuni casi consegne 24 ore su 24.

Per queste ragioni il lavoro del Riders, è considerato una nuova forma di sfruttamento 2.0.

In questi anni grazie alle numerose manifestazioni di protesta è stato richiesto di aumentare le paghe e garantire maggiori diritti. Sicuramente però la strada per trasformare questa situazione lavorativa in un lavoro sicuro con garanzie di guadagno e di tutele sindacali, è ancora lunga.

Bisogna cercare di offrire migliori condizioni di lavoro ed agevolare il lavoro dei Riders, che attraversano le nostre strade come” trottole”, affrontando anche pericoli legati al traffico.

Una proposta interessante, che sicuramente non cambia le complicazioni di questo mestiere, ma in piccola parte può agevolarne lo svolgimento, è la proposta elaborata da alcuni Comuni, ad esempio Modena, dove sono stati creati luoghi nei quali i Riders possono sostare al caldo, proteggersi dal mal tempo e riposarsi dopo le lunghe pedalate.

Anche a Varese potremmo istituire la “Casa dei Riders”, un progetto sperimentale, in collaborazione con i sindacati locali, che offra ai Riders una postazione di confort.

Questo offrirebbe loro una maggiore tranquillità nello svolgimento di un lavoro sicuramente non facile, garantendo anche maggiori tutele. Infatti, all’interno della “Casa dei Riders” i lavoratori potranno riposarsi, ripararsi dalle intemperie, ricaricare il telefono o il mezzo ciclabile, utilizzare i servizi igienici e sanitari.

Si potrebbe anche creare, in questo spazio, uno sportello con un operatore sociale che li accolga e che fornisca loro informazioni utili all’accesso ai Centri di lavoro, al fine di valutare possibili opportunità di evoluzione occupazionale.

Varese, insieme a Genova, Modena, la Spezia e pochi altri comuni, sarebbe una delle prime città ad attuare un progetto di questo tipo, nella speranza che sempre più comuni applichino progetti simili.

Io mi impegnerò in questo senso, elaborando una proposta da sottoporre all’Amministrazione ed al Consiglio Comunale

Luca Battistella

Consigliere Comunale

PD Varese