Skip to main content

Ragiono spesso su cosa significhi essere donna nel 2023. Mi guardo allo specchio, così come guardo le amiche, le colleghe, ma soprattutto le mie alunne, e rifletto. Rifletto su quanto sia complesso convivere nell’eterno conflitto tra ciò che negli anni si è raggiunto e ciò anche ancora oggi non funziona. 

Prevale in me un grande senso di riconoscenza nei confronti di quelle donne che hanno combattuto per la libertà, la parità, la dignità, per i loro e i nostri diritti, ma questo viaggia di pari passo con il grande senso di responsabilità verso le generazioni future. Senso di responsabilità che combatte con un senso di inquietudine e pesantezza determinato da cose che ogni giorno sono obbligata a vedere, leggere e vivere sulla mia pelle. 

Siamo nel 2023 e la lotta tra emancipazione e subordinazione rimane costante.

Viviamo tutt’ora in una società patriarcale, in cui la donna non viene considerata al pari dell’uomo, in cui la condizione e la concezione della subalternità femminile prevale, soprattutto in ambito familiare e lavorativo, per non parlare di ruoli politici e istituzionali. 

Ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita inadeguata in quanto donna che ricopre una carica istituzionale. Sono consigliera comunale da qualche mese e, purtroppo, i pregiudizi e i commenti non sono mancati e sono arrivata alla conclusione che l’idea di una giovane donna ambiziosa infastidisce, a tratti spaventa. 

Viviamo ancora in una società in cui l’ambizione è uomo, il potere è uomo, la competenza è uomo. La scarsità di rappresentanza femminile negli organi politici e istituzionali è spesso determinata proprio da questa concezione e dalle percezioni sessiste del ruolo della donna nella società che, inevitabilmente, ne limitano le opportunità e la libertà. 

L’idea latente di inferiorità determina anche tutta quella serie di comportamenti che ogni donna, indistintamente, ha subìto nella propria quotidianità e che spesso legittimiamo proprio perché ben radicati nelle abitudini di ognuno di noi. Legittimiamo l’utilizzo di un linguaggio inappropriato e irrispettoso e di battute sessiste, accettiamo commenti sull’aspetto fisico ed estetico, sminuiamo umiliazioni e comportamenti psicologicamente tossici e/o violenti.

Il cambiamento, di fronte a tutto ciò, è necessario e indispensabile; bisogna promuovere la sensibilizzazione e il cambiamento di questa cultura che consente tacitamente l’agire di comportamenti sessisti di molti uomini su molte donne.

Bisogna credere nel cambiamento informando e formandosi, bisogna insegnare ai bambini e alle bambine l’uguaglianza di genere e l’educazione alla sessualità e il giusto utilizzo del linguaggio, ma anche un’analisi più approfondita e critica della propria comunicazione interna.

La parola d’ordine non può che essere consapevolezza. 

Mi occupo quotidianamente di educazione e formazione, in quanto insegnante di scuola primaria, e mi rendo conto di quanto sia indispensabile rendere consapevoli i bambini e le bambine di oggi per limitare e, si spera, eliminare questa cultura patriarcale che ormai ci sta troppo stretta.

Giulia Mazzitelli

Consigliera comunale

PD Varese