Sono trascorsi diversi mesi dall’approvazione della legge di Bilancio del Governo Meloni e, sia pur in ritardo notevole, anche da qualche settimana abbiamo, su alcuni capitoli di spesa, i decreti attuativi. Dunque, almeno dal punto di vista sociale, qualche ragionamento lo possiamo fare. Dal mio osservatorio privilegiato di Assessore ai Servizi Sociali mi permetto di esprimere alcune valutazioni e qualche previsione che ci possa portare in poche righe, comunque, a farci una opinione anche politica su dove stiamo andando col primo governo di Destra della Repubblica dal 1948.
Forse mi sbaglio ed anzi spero di sbagliarmi, ma ho la netta sensazione che stiamo correndo sempre di più verso il baratro e uno tsunami, nei prossimi mesi, rischia di travolgere questo Paese.
Dal mio punto di vista questo Governo ha inteso colpevolizzare la povertà mettendo in atto una serie deliberata di decisioni che ci portano alla macelleria sociale. Rischiamo la tempesta perfetta. Perché?
Il dato di partenza, e la prendo larga, è costituito dal fatto che nella legge finanziaria non sono state messe risorse per i comuni a copertura delle pesantissime spese energetiche. In finanziaria infatti il Governo Meloni ha messo pochi soldini e solo per i primi tre mesi.
Ora vi faccio un esempio per farvi comprendere al meglio l’ordine di grandezza del problema.
Nel bilancio del Comune di Varese le spese energetiche sono state aumentate sulla base del dato 2022 di oltre 5 milioni di euro. Questo vuol dire che noi abbiamo in questo momento impegnato una cifra a copertura del 2023 notevole, bloccata e che ha sottratto risorse ai capitoli di spesa corrente che, essenzialmente vanno a finanziare la spesa dei Sociali e dei Servizi Educativi. A fronte di ciò e tenete in conto che le spese energetiche non stanno diminuendo e lo Stato ci ha dato solo 300 mila euro. Dunque già questo vi fa capire lo squilibrio.
Altro dato. Ovviamente come molti sanno nel corso degli ultimi due anni per effetto del covid gli sfratti erano congelati per effetto della grave situazione economica. Il Governo Draghi aveva previsto anche in ragione dello sblocco di mettere in bilancio 2023 oltre 300 milioni in capitoli di spesa come “sostegno affitti” e “morosità incolpevole”. Questi sono euro che lo Stato dà alle Regioni le quali poi li riversano sui comuni, soprattutto quelli ad alta emergenza abitativa. Sono contributi che non risolvono il problema abitativo, ma che consentono di tamponare e spostare in là il problema evitando l’esplosione sociale di conflittualità che poi si riversa ovviamente sui comuni.
Ebbene, il Governo Meloni, in bilancio ha messo zero. Ha cioè cancellato i capitoli mettendo in situazione di pericolo ovviamente non solo migliaia di persone, ma anche gli stessi comuni chiamati a rispondere ad un problema senza possibilità di risorse.
Accanto a questa insana decisione, nel furore iconoclasta di questa destrorsa compagine, è apparsa e appare scellerata oltre che irrazionale il cambio di rotta circa il reddito di cittadinanza. Si badi bene, il c.d. RdC doveva essere cambiato, ma questi lo hanno reso impossibile e abolito per diverse centinaia di migliaia di persone le quali a questo punto non solo non percepiranno il RdC, ma anche nessun sostegno per l’affitto e nessun sostegno dai comuni perché questi ultimi sono nell’impossibilità di avere risorse economiche da poter mettere a disposizione.
Tra i mesi di giugno e luglio i comuni dovranno ricevere un elenco di persone dall’INPS che lo stesso ente ha selezionato in base al reddito ISEE affinché i comuni, dopo aver verificato la residenza, mandino alle persone una lettera per avvisarli di andare in posta ritirare la nuova social card di circa 380 euro una tantum per la sola spesa alimentare.
Una tantum significa che riceveranno questa somma una sola volta da qui alla fine dell’anno e che hanno tempo di spenderla per acquisti alimentari entro e non oltre la fine dell’anno e la devono, pena decadenza, ritirare entro il mese di settembre. Dunque i comuni diventano per questo Governo dei postini, tant’è che di questo intervento non ricadrà per nulla sui Servizi Sociali in termini di controllo o verifica dello stato sociale della persona o della famiglia percettrice.
Insomma, la social card che già in passato si è dimostrata un fallimento viene messa lì come una “mancetta” per alcune categorie come se questo potesse sostenere e sostituire il reddito di cittadinanza abolito dalla Meloni.
Ecco queste a me paiono le situazioni più eclatanti da sottolineare di un Governo che pare aver agito con alcuni punti fermi. Primo soddisfare le proprie clientele, anche in termini di benefici fiscali o legislativi, secondo colpevolizzare la povertà abolendo in modo irrazionale il RdC, terzo riducendo a zero capitoli di bilancio che servono a ridurre il possibile conflitto sociale e le tensioni.
Insomma c’è da chiedersi se, oltre a non saper leggere la realtà sociale del Paese e di conseguenza non saper adeguatamente trovare delle decisioni corrette, questi non stiano volutamente gettando benzina sul fuoco del disagio al fine di ottenere una spaccatura sociale, alzare la tensione e mostrarsi come gli unici che con legge ed ordine sanno governare.
Roberto Molinari, Assessore ai Servizi Sociali Varese