La città di Varese si prepara a discutere di un nuovo strumento urbanistico: si tratta di un confronto “epocale” e generazionale che vale molto di più delle scelte strettamente tecniche che si assumeranno quasi 9 anni dopo il precedente PGT del 2014.
In questi anni il Mondo e la nostra città sono cambiati in modo definitivo: le recenti emergenze sanitarie e geopolitiche hanno solamente accelerato dei mutamenti sociali, culturali e urbanistici che erano avviati già da tempo. Penso, ad esempio, alla nuova relazione tra la città e il cittadino dove l’urbano acquisisce sempre più importanza: in un contesto atomistico e fluido la città diventa il contesto irrinunciabile di riferimento per vivere, lavorare e riposare. È così superata l’esigenza di abitare all’esterno dei centri urbani per ottenere tranquillità a discapito di minori connessioni.
Il rinnovato protagonismo delle città è confermato dalla grandissima espansione della metropoli milanese il cui potere attrattivo è divenuto talmente forte da generare un mercato immobiliare talvolta elitario ed escludente. Anche per questo le città medie lombarde si stanno affermando: si pensi a Bergamo-Brescia, recente Capitale Italiana della Cultura.
È quindi evidente che Varese può acquisire un nuovo ruolo nel contesto regionale, nazionale e internazionale: ci sono tutti i presupposti per un nuovo paradigma di città più moderna, attrattiva e positiva.
Da questo punto di vista gli investimenti infrastrutturali di questi anni stanno creando le fondamenta di un “modello Varese”, che è già oggi evidente ma i cui caratteri di dettaglio dovremo sviluppare nel cantiere politico-amministrativo del nuovo Piano di Governo del Territorio. Con nuove infrastrutture sportive, culturali e scolastiche i tanti cantieri attueranno la città pubblica ipotizzata 30 e 40 anni fa: è il momento ora di sviluppare i temi e definire un nuovo orizzonte di sfide.
È anzitutto essenziale gestire questo delicato processo decisionale sottolineando che tutti gli attori della città saranno protagonisti e mai allontanati. Mi riferisco ai singoli cittadini ma anche alle realtà associative, ai rappresentanti delle categorie e agli imprenditori, ai professionisti del mondo dell’edilizia e agli operatori immobiliari. Per questo abbiamo avviato un percorso aperto la cui prima iniziativa sarà “il mercoledì del PGT”, un ciclo di giornate aperte ai cittadini in cui condividere con l’Amministrazione Comunale, in modo trasparente e partecipato, le osservazioni e le proposte per la Varese del futuro. Vogliamo così confermare la massima fiducia nei confronti dei varesini che sono i soggetti che conoscono meglio la città e che sono così i più capaci di orientare le scelte del nuovo PGT.
Il nuovo piano urbanistico dovrà definire le priorità della città.
Si è spesso parlato della “vocazione” della città ma siamo convinti che questo termine possa non tenere conto dell’evoluzione dell’urbanistica e della società. La comunità varesina è un mondo articolato e complesso, in grande movimento, che non può essere certo “costretto” nelle logiche di una o più vocazioni determinate “a tavolino”. Al contrario è necessario costruire uno strumento di lavoro flessibile, che non abbia la presunzione di dirigere la città, ma che sia in grado di adattarsi a partire da alcune priorità e principi.
Penso quindi alla necessità di costruire un territorio connesso a vari livelli: le scelte sulla mobilità sono le fondamenta delle città moderne, soprattutto per una realtà che, grazie a infrastrutture di eccellenza come la nuova ferrovia Arcisate-Stabio e l’aeroporto di Malpensa, ha riacquistato un ruolo baricentrico nella grande area urbana di Como-Lugano-Milano. La mobilità (sostenibile e moderna) dovrà essere la guida anche per le scelte più minute: l’emergenza sanitaria ci ha mostrato l’importanza della “città a 15 minuti” e su questo punto non possiamo indietreggiare.
Del resto anche il Paesaggio del nostro territorio ci consegna un vantaggio competitivo da preservare e valorizzare, come patrimonio irrinunciabile su cui costruire anche un modello di sviluppo. Per questo un interessante tema di riflessione sarà il nuovo rapporto tra città e agricoltura di qualità che oggi costituisce un’occasione economica e urbanistica.
È quindi evidente che il PGT parlerà di Lavoro anche alla luce delle nuove modalità che si sono affermate negli ultimi anni e che solo qualche anno fa erano impensabili. Anche su questo tema Varese può fornire una lettura originale e particolarmente attrattiva.
Sono queste solamente alcune riflessioni preliminari, certamente non esaustive o conclusive, sul dibattito che ci aspetta nei prossimi mesi.
Per sintetizzare questa sfida voglio ricordare le parole illuminanti di un grande urbanista danese, Jan Gehl, il padre, a partire dagli anni 70, del modello urbanistico danese e di Copenaghen: “La vita, lo spazio, gli edifici. In questo ordine. Il contrario no
Andrea Civati, Assessore con delega a Governo del Territorio, Urbanistica, Rigenerazione urbana e Mobilità di Varese