Per un caso scrivo questa poche righe nel giorno del “Festa della mamma” e non posso quindi fare a meno di dedicare un pensiero a tutte noi: a quelle che hanno scelto di essere madri, a quelle che vorrebbero esserlo, quelle che non lo sono, a quelle che non vogliono esserlo, a quelle che …sono precaria…dovrei chiedere il part-time…non ho a chi lasciarlo…non arrivo a fine mese…
Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana è diminuita di un milione e mezzo di abitanti. A fronte di 700 mila morti nel 2022, si sono registrate solo 339 mila nascite, a testimonianza che la denatalità è un acclarato problema del Paese le cui conseguenze economiche e sociali sono evidenti, ciò nonostante ancora non ci si rende conto che non basteranno gli “Stati generali della natalità” o la retorica della “Grande” nazione strombazzata dal governo di destra per cambiare le cose.
Occorre un radicale cambiamento culturale rispetto al ruolo della donna nel nostro Paese: politiche mirate sull’autonomia delle donne e sulla centralità del loro ruolo nel mondo del lavoro, dove sono ancora colpevolmente sottovalutate. In realtà dove le donne lavorano di più nascono anche più bambini, con un legame tra maggiore fecondità e posizione lavorativa stabile di entrambi i partner.
Viceversa la condizione lavorativa delle donne, e in particolare delle madri, nel nostro Paese è ancora caratterizzata da instabilità e precarietà, a cui si aggiungono la carenza strutturale di servizi per l’infanzia, la mancanza di politiche per la promozione dell’equità nel carico di cura familiare e il necessario iter legislativo per congedo di paternità paritario rispetto a quello delle madri.
In altre parole occorre supportare la genitorialità e dare sostegno alla famiglia, anzi alle famiglie, perché c’è un altro paradosso di cui vorrei parlarvi: quelle famiglie che i figli li vogliono o li hanno ma gli vengono negati.
Venerdì 12 maggio il Sindaco di Varese ed io abbiamo partecipato all’importante evento “La città dei diritti” tenutosi a Torino dove tanti Sindaci italiani si sono incontrati per rivendicare il diritto dei figli delle coppie omogenitoriali alla trascrizione all’anagrafe.
La mobilitazione nasce dal recente freno che ha imposto il Ministero dell’Interno in relazione ai riconoscimenti dei figli delle coppie omosessuali da parte dei sindaci che comporta delle conseguenze per i figli delle coppie omogenitoriali. La materia è alquanto complessa, proverò a sintetizzarla: l’aver bloccato le registrazioni alla nascita, è stato possibile perché l’Italia, non ha mai varato una specifica legge di tutela; pensate che in tutta Europa, solo in Italia, Polonia, Ungheria i figli di coppie omogenitoriali non sono riconosciuti alla nascita. La Corte Costituzionale ha perciò richiamato il Parlamento e la politica mettendo in evidenza il vuoto giuridico che lascia senza tutela i figli delle famiglie arcobaleno, negando loro il diritto di essere uguali a tutti gli altri figli, legittimi, adottivi, naturali. Ad oggi il Governo finge di ignorare sia la pressante richiesta della Corte, sia quanto stabilito dal diritto europeo, sia gli appelli dei genitori per fare valere i loro diritti, ignorando, per un pregiudizio ideologico, che i riconoscimenti sono necessari a tutela dell’interesse dei bambini all’avere due genitori.
Tutelare i diritti fondamentali della persona dovrebbe essere un dovere primario per un governo che tiene al rispetto dei propri cittadini specialmente se minori, invece, con accanimento, nel gennaio scorso il Ministero dell’Interno ha sollecitato i prefetti, che hanno il compito di fare valere le sue direttive a livello territoriale, chiedendo l’annullamento dei riconoscimenti alla nascita.
Da qui la presa di posizione di tanti Sindaci italiani che, loro malgrado, non possono dare risposte alle domande di tutela dei loro concittadini e chiedono al Parlamento di applicare i principi di uguaglianza e di dignità della persona reclamando una norma che consenta il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali e il matrimonio egualitario che permetterebbe l’accesso alle adozioni.
Per quanto mi riguarda la mia esperienza di Assessora ai servizi educativi ed alle pari opportunità mi ha insegnato che esistono molteplici tipi di famiglie e tutte meritano sostegno e rispetto ed ho la consapevolezza che la famiglia è una comunità di affetti e di cura e che il diritto all’amore è dovuto ad ogni bambino e bambina.
Nella realtà invece, oggi, tutti i minori di famiglie arcobaleno potranno essere riconosciuti come figli di un solo genitore, venendo così esclusi da tutti i diritti civili, sociali e patrimoniali che derivano dall’avere due genitori sull’atto di nascita.
C’è l’urgenza di dare risposte ai Comuni e ai cittadini nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione che sancisce il principio di uguaglianza formale, per cui tutti i cittadini, soprattutto i minori, dovrebbero essere uguali davanti alla legge mentre l’azione del governo sembra scontrarsi con questi principi, negando diritti fondamentali agli oltre centocinquantamila minori figli di coppie omogenitoriali che vivono in Italia.
La tutela dei bambini, il loro diritto a vivere sereni, non discriminati ed amati è una battaglia di civiltà dalla quale non possiamo sottrarci.
Rossella Dimaggio, Assessora Pari opportunità e Servizi Educativi