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Questo sabato abbiamo avuto modo di assistere a due manifestazioni a Varese, una organizzata da CasaPound e supportata da altri gruppi di estrema destra, l’altra è stata una risposta dei vari gruppi che si dichiarano antifascisti della città. Secondo il Ministero dell’Interno nel 2022 si contavano circa 427mila iscritti a gruppi, partiti o associazioni di estrema destra, che andavano da comporre gruppi relativamente organizzati con presenza nelle principali città, come CasaPound, a gruppi locali, come la Comunità Militante dei Dodici Raggi attiva qua nel varesotto, e oltre a questi movimenti dichiaratamente neofascisti è anche importante ricordare le recenti inchieste su Gioventù Nazionale, giovanile del principale partito del governo, che hanno reso pubbliche le simpatie dei suoi iscritti per il fascismo e il nazismo. Ora però sorgono una serie di temi, ad esempio come mai nel 2025 si ha ancora a che fare con gruppi non semplicemente conservatori, ma che non nascondono particolarmente il fatto di dichiararsi fascisti o neofascisti, e associazioni, partiti e sindacati devono ancora lottare contro quella parte politica? E perché mai questi gruppi attirano ancora molti giovani oggi? In parte le ragioni sono storiche, in Italia in seguito alla “amnistia Togliatti” e alla fondazione del Movimento Sociale Italiano nel 1946 molti aderenti del fascismo, hanno continuato a militare politicamente, diffusi in tutte le fasce della popolazione italiana. Solo nel ‘95 il MSI assumerà posizioni ufficialmente più moderate e il nome di Alleanza Nazionale, portando in parte l’estrema destra ad abbandonarne la base elettorale per fondare nuovi gruppi politici, Forza Nuova nel ‘97, CasaPound nel 2003 e la sua giovanile Blocco Studentesco nel 2006, dando al neofascismo italiano l’aspetto attuale. Ma i giovani, effettivamente, si avvicinano a questi gruppi? Fino a un certo punto, infatti oggi c’è un sempre maggior distacco tra i giovani italiani e la politica, un rapporto dell’ISTAT del 2019, il 14% dei giovani tra i 14 e i 24 anni ha partecipato direttamente ad attività politiche, con il 12,8% che ha preso parte a cortei, per l’Osservatorio Censis il 17% dei giovani tra i 14 e i 29 anni si interessa attivamente di politica, posizionando l’Italia tra i paesi europei con i livelli più bassi di coinvolgimento giovanile, e ovviamente in questo contesto di sfiducia è evidente che una parte non trascurabile di quei pochi giovani interessati alla lotta politica tenda a rivolgersi a gruppi più radicali rispetto ai principali partiti e alle loro giovanili. Quando però invece si indaga sulle opinioni dei giovani sull’antifascismo e sul ventennio, e non sull’attuale classe politica si ottengono dati già ben più positivi, infatti il 62% dei giovani ritiene l’antifascismo un tema ancora attuale e solo il 5% della già limitata popolazione giovanile italiana ha una visione positiva del regime fascista. Il grande problema oggi non è tanto l’adesione dei giovani all’estrema ma il rapporto tra questa e i social, infatti un giovane italiano su quattro è entrato in contatto con questi gruppi tramite social e Telegram in particolare, principale strumento di coordinamento di queste reti online. Il problema non è tanto perciò l’adesione dei giovani all’estrema destra, quanto la loro esposizione a queste idee attraverso i social, spesso senza un reale approfondimento storico o politico. La sfida oggi è contrastare questa radicalizzazione online e soprattutto ricostruire un legame tra i giovani e la politica, affinché non siano i movimenti più estremi a intercettare i giovani interessati nei territori.

Ludovico Vassallo
Segretario GD Varese

PD Varese