Siamo sinceramente stupiti che una delle prime uscite pubbliche di Roberto Maroni, in una nota trasmissione televisiva, si sia incentrata sulla difesa a spada tratta della sanità lombarda. Certo, gli va riconosciuta una notevole coerenza, in quanto tra le cause dell’attuale situazione del comparto sanitario in Lombardia vi è anche una riforma che porta il suo nome, portata a compimento durante il suo mandato da governatore. Ma con che coraggio, oggi, si sventola il vessillo della “eccellenza lombarda”, di formigoniana memoria?
Basta nascondere la testa sotto la sabbia. Eccellente è il personale in ogni sua parte: medici, infermieri, Asa/Oss, spesso costretti a turni massacranti, a giornate infinite segnate da una professionalità e da una dedizione con pochi eguali che nemmeno la pandemia ha scalfito. Invece, il sistema sanitario lombardo in sé non può essere definito “eccellente”: stupisce peraltro che, forse nel tentativo di aggiustare il tiro, lo stesso Maroni abbia improvvisato un improbabile paragone con la Calabria. Ma il termine di paragone “eccellente” della Lombardia non doveva essere la Baviera, perlomeno secondo la narrazione leghista?
La triste realtà della sanità regionale è ben nota a tutti i varesini e a tutti i lombardi. Da un lato, la straordinarietà del personale in prima linea tutti i giorni; dall’altro, le liste d’attesa pressoché infinite anche per esami urgenti, un sistema fatto su misura per agevolare il privato (ovviamente a pagamento) anziché il pubblico. E ancora, le tragicomiche, recentissime problematiche persino col reperimento dei vaccini antinfluenzali, che a tutt’oggi (24 novembre) migliaia di persone delle cosiddette “categorie a rischio” non hanno ricevuto: oltretutto, come ha ribadito il consigliere regionale Samuele Astuti, buona parte dei vaccini sono stati consegnati sprovvisti di ago e di certificazione pubblica, dunque di fatto inutilizzabili. Si potrebbe andare avanti all’infinito, citando ad esempio le croniche difficoltà incontrate dai medici di base nell’assolvimento delle proprie funzioni, piuttosto che i mesi inutilmente trascorsi senza l’opportuno potenziamento degli organici (arrivando magari a sottrarre personale a plessi in prima linea come quello di Varese).
La sanità lombarda non è né eccellente, né equa: necessita anzi di un’urgente riforma, che rivaluti il ruolo del “servizio pubblico” e che metta tutti i cittadini nelle condizioni di usufruirne in egual misura, indipendentemente dalle possibilità economica di ciascuno. Ci spiace che Maroni si ostini a difendere l’indifendibile.
Segreteria Partito Democratico città di Varese